Dott. Francesco Margheriti - Biologo Nutrizionista

  • Carboidrati a cena

    Carboidrati anche la sera?

    Quante volte avete sentito che i carboidrati non devono essere assunti la sera? Sicuramente tante, troppe volte...

    Effettivamente esistono tanti studi che lo dimostrano, ma non viene "raccontato" che i soggetti che prendono parte a questo studio sono soggetti che hanno grossi problemi di peso, generalmente con BMI superiore a 30, ed un metabolismo basale molto rallentato e che , durante il periodo di studio, hanno seguito una dieta fortemente ipocolarica.

    Tenendo a mente che in qualsiasi caso bisogna portare avere uno stile di vita sano, con attività fisica moderata e dieta normocalorica, bisogna tenere in considerazione anche altri fattori.

    Un pasto serale con carboidrati porta ad un picco di insulina che innalza la leptina (l’ormone dalla sazietà) per tutto il giorno successivo. In questa maniera, assumendo più carboidrati alla sera, durante il giorno la “necessità” e la “voglia” di carboidrati diminuisce.
    Allo stesso tempo, assumendo carboidrati la sera, viene prodotta la serotonina (l’ormone del “piacere) che a sua voltà abbassa il livello di cortisolo (l’ormone dello stress).

    Livelli cronici alti di cortisolo, se in una prima fase portano ad un dimagrimento generale, a lungo andare provocano accumulo di grasso viscerale, centrale e del dorso, con tutte le conseguenze del caso, negative per la salute, che riguardano l’apparato cardiovascolare in generale, il diabete e la resistenza all’insulina.

    Quindi, in conclusione, consiglio, dopo eventuale attenta valutazione, alle persone che hanno livelli di stress alto, accumulo di grasso di tipo androide, cioè nella parte superiore del corpo e rapporto vita/fianchi molto alto, di non privarsi dei carboidrati alla sera, l’importante è che siano a basso indice glicemico.

     

  • Insalate in busta o no?

    Insalata in busta o no?

    Negli ultimi 10 anni è decuplicato il consumo di insalate e verdure confezionate, già lavate e pronte all’uso, a discapito della verdura fresca.
    Così come è aumentato il consumo di questo prodotto, sono aumentati gli studi in merito per valutarne la qualità.

    Fra questi, due sono molto indicativi dello “stato di salute” di questo prodotto: uno studio portato avanti dall’Università di Torino e uno dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.
    Secondo questi ultimi, il metodo di trattamento dei prodotti in busta riduce del 50% le proprietà antiossidanti della verdura a causa della perdita di Vitamina C e polifenoli.

    Inoltre, viene evidenziata la scarsa igiene del prodotto, con carica batterica totale (ma non patogena) elevata, già al primo giorno di produzione, per aumentare di quasi il 90% al quinto giorno della shelf life del prodotto.
    Questo è dovuto al fatto che, nonostante il sottovuoto o l’atmosfera controllata, la catena del freddo è difficile da rispettare dalla produzione al piatto in tavola, facendo si che l’umidità e la temperatura all’interno della confezione non sia stabile per tutta la durata della vita del prodotto.
    Quindi si consiglia di lavare, comunque, il prodotto prima di mangiarlo.

    A questo punto, considerati i costi del prodotto “non fresco”, superiori in media di circa 7€ al kilo, e considerato il fatto che è da lavare comunque, così come l’insalata fresca, prima dell’utilizzo e che, sempre il prodotto “non fresco”, contiene una carica batterica totale vicina ai limiti superiori della direttiva 2073/2005, conviene comunque comprare il prodotto imbustato?

     

  • Pillole di Nutrizione - Carboidrati

    Oggi, finalmente, parte una nuova rubrica in collaborazione con i ragazzi di Into The Fitness.

    In questa rubrica affronteremo tematiche legate all'alimentazione e alla nutrizione vera e propria lasciando da parte, per un attimo, ciò che riguarda l'integrazione.

    Discuteremo di carboidrati, proteine, lipidi, bevande e prodotti alimentari in generale, sempre da un punto di vista scientifico.

    Ecco a voi "Pillole di Nutrizione"... buona visione!!!

     

     

  • Tè o caffè?

    Il Centro di Medicina di Parigi (IPS), dal 2001 al 2008 prima e fino al 2011 poi, ha seguito più di 130.000 persone per valutare gli effetti del tè e del caffè sull'eventuale riduzione di mortalità cardiovascolare e non cardiovascolare.
    Tenendo in considerazione, a conclusione dello studio, di età, attività fisica, stile di vita, l'essere o non essere un fumatore, o esserlo stato, è emerso che il consumo di tè è in grado di ridurre la mortalità non cardiovascolare del 24%.
    Le conclusioni hanno mostrato che le foglie di tè hanno effetti più marcati sulla pressione sanguigna rispetto al caffè, con una diminuizione della pressione diastolica e sistolica.
    La mortalità cardiovascolare è lievemente più alta nei consumatori di caffè, ma non statisticamente significativa.
    Quello che è apparso evidente, invece, è che il tè è in grado di ridurre vistosamente il rischio di morte non cardiovascolare, soprattutto nei fumatori e negli ex fumatori.
    Tutto ciò è possibile, probabilmente, alla forte concentrazione di antiossidanti che possono fornire benefici di vario genere.

     

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