Insalata in busta o no?
Negli ultimi 10 anni è decuplicato il consumo di insalate e verdure confezionate, già lavate e pronte all’uso, a discapito della verdura fresca.
Così come è aumentato il consumo di questo prodotto, sono aumentati gli studi in merito per valutarne la qualità.
Fra questi, due sono molto indicativi dello “stato di salute” di questo prodotto: uno studio portato avanti dall’Università di Torino e uno dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione.
Secondo questi ultimi, il metodo di trattamento dei prodotti in busta riduce del 50% le proprietà antiossidanti della verdura a causa della perdita di Vitamina C e polifenoli.
Inoltre, viene evidenziata la scarsa igiene del prodotto, con carica batterica totale (ma non patogena) elevata, già al primo giorno di produzione, per aumentare di quasi il 90% al quinto giorno della shelf life del prodotto.
Questo è dovuto al fatto che, nonostante il sottovuoto o l’atmosfera controllata, la catena del freddo è difficile da rispettare dalla produzione al piatto in tavola, facendo si che l’umidità e la temperatura all’interno della confezione non sia stabile per tutta la durata della vita del prodotto.
Quindi si consiglia di lavare, comunque, il prodotto prima di mangiarlo.
A questo punto, considerati i costi del prodotto “non fresco”, superiori in media di circa 7€ al kilo, e considerato il fatto che è da lavare comunque, così come l’insalata fresca, prima dell’utilizzo e che, sempre il prodotto “non fresco”, contiene una carica batterica totale vicina ai limiti superiori della direttiva 2073/2005, conviene comunque comprare il prodotto imbustato?